Clichè

scritto da Rubrus
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Prendetelo come una specie di sequel - mini - del racconto precedente.
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Testo: Clichè
di Rubrus

«Sembra sempre la stessa».
«What?».
Stefano indicò l’aurora boreale e ripeté la frase più lentamente. Se la cavava abbastanza bene con l’inglese, ma non a sufficienza da competere con una scandinava.
«They are so frightening» disse Ulla rabbrividendo e massaggiandosi le braccia.
Ulla la norvegese. Ulla la bionda. Ulla la valchiria. Non ci si liberava dei cliché, tanto valeva ammetterlo. In qualche modo, nascosto in mezzo agli ormoni del maschio latino medio, sopravvissuto dagli anni ’50 del secolo passato, il mito della nordica libera e libertina resistiva. E se lui, Stefano, era salito fin oltre il circolo polare artico era sì per un impiego presso le piattaforme petrolifere, sì perché amava il freddo, sì per il fascino di quel Paese boscoso e spopolato, ma anche per le donne.
Non ci si liberava dei cliché tanto valeva ammetterlo, neanche a fianco di stangona alta un metro e ottanta e passa che guardava il cielo striato di mille colori come una bambina vichinga che teme di vedere apparire Fenrir, il lupo del Ragnarok, capace d’inghiottire il sole con un solo boccone.
Non ci si liberava dei cliché e delle abitudini, neanche tra rivoluzioni e cataclismi.
Le coppie vicino a loro, per esempio.
Qualcuno aveva sollevato lo smartphone verso l’aurora, come se fosse ancora possibile scattare delle foto e metterle sul web.
O forse era solo uno scongiuro. Una neonata forma di superstizione. E chissà, poteva anche funzionare.
Giù, a casa, dovevano essere già tornati al Medioevo, o addirittura alle caverne.
Senza internet, senza tecnologia, elettricità, acqua corrente. Chissà quali e quanti sconvolgimenti aveva prodotto...
«I’mo so scared» disse Ulla, stringendosi di più a lui. Già, non ci si liberava dei cliché e delle abitudini, e neppure degli istinti, neppure in mezzo a rivoluzioni e cataclismi.
Alla luce cangiante dell’aurora boreale, Stefano diede uno sguardo alla sua vecchia bussola.
L’ago continuava a puntare dalla parte sbagliata, verso sud.

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